Empoli, 17 giugno 2022 – Sarà un’occasione per riflettere sulla condizione degli oltre 100 milioni di persone che nel mondo sono in fuga dal proprio paese a causa di guerre, spesso dimenticate, persecuzioni, crisi climatica e fame.
L’appuntamento è per lunedì 20 giugno a Empoli – in occasione della Giornata Internazionale del Rifugiato indetta dalle Nazioni Unite – con l’incontro “Le migrazioni forzate. L’immaginario sulle persone in fuga tra solidarietà e paura”, in programma presso il Cenacolo degli Agostiniani in (in via dei Neri 15) a Empoli, a partire dalle 17.00.
Una tavola rotonda, aperta al pubblico, per ragionare su come la comunicazione delle crisi umanitarie causate dai conflitti, influisca nell’immaginario e nel dibattito pubblico relativo all’immigrazione e alla protezione dei diritti delle persone in fuga. Il tutto a partire dall’analisi su quanto sta accadendo in contesti di crisi come l’Ucraina, l’Afghanistan e il Mediterraneo, oltre al confronto tra le politiche migratorie in Italia e in Europa degli ultimi mesi, rispetto a quelle degli anni passati.
All’incontro prenderanno parte l’assessore alle politiche sociali del Comune di Empoli Valentina Torrini, la giornalista di Redattore Sociale Eleonora Camilli, Emanuele Giordana di Atlante dei conflitti e delle guerre, Jacopo Storni del Corriere Fiorentino; insieme a Giulia Capitani, migration policy advisor di Oxfam Italia e Emiliano Giovine, tra i co-fondatori di ResQ. Modererà il dibattito la giornalista Alice Pistolesi di Atlante dei conflitti e delle guerre. Seguirà alle 20 un’apericena.
“Solidarietà e paura – sottolinea Brenda Barnini, Sindaca di Empoli e delegata a Casa e immigrazione dell’Unione dei Comuni Empolese Valdelsa – sono stati d’animo contrastanti. Entrambi, come ben sottolineato dal titolo della tavola rotonda, sono parte del fenomeno della migrazione e del racconto che di esso viene fatto. Un racconto del quale talvolta rischiamo di perdere di vista il cuore, l’essere umano che abbandona la sua terra, senza un bagaglio se non di speranza. Le uniche sicurezze della sua corsa verso altro, il più delle volte, sono relative a ciò che si lascia alle spalle: scenari di guerra, di stenti, di morte, scenari senza domani. Ecco, la Giornata internazionale del rifugiato deve essere l’occasione per ascoltare storie ed esperienze e per riflettere, così da trovare strumenti nuovi per comprendere e accogliere. Un terreno sul quale il nostro territorio è da anni impegnato grazie ad associazioni che sanno fare rete, fra loro e con le istituzioni”.
L’impegno del territorio empolese per l’accoglienza
Quest’anno la Giornata Internazionale del Rifugiato cade in un periodo complesso, in cui l’inizio della guerra in Ucraina ed il protrarsi dei conflitti internazionali ha acuito la crisi umanitaria legata alle migrazioni forzate. In questo scenario internazionale, il territorio dell’Empolese Valdelsa ha perciò continuato a garantire, attraverso l’operato sia delle Istituzioni pubbliche che degli enti del terzo settore, risposte concrete di accoglienza e percorsi di integrazione alle persone provenienti dai paesi in conflitto.
Da cinque anni è infatti attivo sul territorio il progetto SAI (Sistema Integrazione e Accoglienza), realizzato dall’Unione dei Comuni Empolese Valdelsa, grazie alla collaborazione con Oxfam Italia, Co&So Empoli, Coop. La Pietra d’Angolo, Misericordia di Empoli e Misericordia di Certaldo.
“Dal 2017 ad oggi, il progetto – nei comuni di Empoli, Fucecchio, Castelfiorentino, Certaldo, Gambassi e Montelupo Fiorentino – ha consentito, grazie all’impegno di tanti soggetti del territorio, di garantire l’accoglienza di 250 persone e famiglie sostenendole attraverso attività e percorsi rivolti all’integrazione e a renderle progressivamente autonome nel nostro paese – aggiunge Alessandro Bechini, responsabile dei Programmi in Italia di Oxfam – Fornendo ai richiedenti asilo supporto legale, accompagnamento per l’accesso ai servizi sanitari, l’insegnamento della lingua italiana, orientamento e inserimento lavorativo, supporto per la ricerca di nuove abitazioni al termine del percorso nei centri di accoglienza. Un lavoro che oggi più che mai è cruciale poter continuare a realizzare nel modo migliore possibile, per restituire speranza a chi è stato costretto a lasciarsi un’intera vita alle spalle”.