Un rifugiato congolese sostiene migliaia di rifugiati e membri della comunità locale nel campo di Kakuma, in Kenya, fornendo energia sostenibile, affidabile e conveniente.
Vasco Hamisi lavora sodo, impegnato a controllare i pannelli solari installati dalla Okapi Green Energy Limited presso il campo rifugiati di Kakuma, in Kenya. Questo rifugiato congolese è la mente del progetto che fornisce energia pulita a 200 esercizi commerciali all’interno e fuori dal campo, nonché a numerose famiglie rifugiate.
“Ho deciso di investire nelle energie pulite perché quando sono arrivato qui faticavamo davvero a procurarci energia elettrica. Chi possedeva una torcia doveva comprare batterie nuove ogni settimana”, racconta. “Quando mi sveglio la mattina, sento di dover dare un contributo positivo alla comunità in cui vivo”.
È arrivato a Kakuma 12 anni fa dopo essere fuggito dai combattimenti in corso nella sua città, nella Repubblica Democratica del Congo. Inizialmente, ha lanciato un’organizzazione basata nel territorio che contribuisse a cercare soluzioni alle esigenze energetiche del campo. Successivamente ha creato la compagnia privata Okapi Green Energy finché, nel 2017, ha ricevuto 28.000 dollari da svariati donatori internazionali, tra i quali la britannica Energy for Impact e il gruppo portoghese EDP, per installare una rete elettrica a energia solare da 20 kilowatt.
Bitisho Tusambe, rifugiata congolese madre di tre bambini, gestisce un negozio che offre servizi di tipografia e stampa foto e vende accessori per telefoni cellulari. Spesso i clienti erano frustrati a causa delle continue interruzioni di elettricità. Oggi è felice di poter contare su un’erogazione di energia costante e affidabile grazie alla rete della Okapi, posta a pochi metri dal suo negozio.
“Ora ho potuto comprare un frigorifero. Vendo acqua e bibite fredde. Preparo anche succhi di mango freschi e li vendo. Sono grata di avere accesso a questa fonte di energia elettrica”, dice.
Solo l’1 per cento degli oltre 200.000 rifugiati presenti nel campo e nell’adiacente insediamento di Kalobeyei ha accesso all’elettricità tramite la rete principale. Il resto deve ricorrere a risorse alternative che sono costose, precarie e inaffidabili.
Secondo un rapporto pubblicato nel 2019 da MAKE Change, una coalizione di attori attivi nel settore delle energie pulite, sono circa 30 gli operatori di piccole reti elettriche informali che riforniscono abitazioni ed esercizi commerciali nei campi. Gli operatori vendono energia solo per poche ore al giorno, addebitando costi alti, spesso utilizzando allacciamenti non a norma. La maggior parte delle abitazioni paga da un minimo di 5 dollari fino a 30 dollari al mese, senza che vi siano contatori per misurare i consumi reali.
Il negozio di Bitisho Tusambe è tra i 200 esercizi commerciali e abitazioni allacciati alla rete a energia solare installata dalla Okapi nel campo di Kakuma.
Sebbene la piccola rete della Okapi attualmente rappresenti l’unica fonte di energia pulita a Kakuma, nel vicino insediamento di Kalobeyei, reti a energia solare da 60 kilowatt installate dall’Agenzia tedesca per lo sviluppo (GIZ), partner dell’UNHCR, forniscono elettricità a quattro scuole, due ospedali, un ufficio UNHCR, un centro di formazione e centinaia di piccoli esercizi commerciali e abitazioni.
Migliorare l’accesso alle fonti di energia pulita e sostenibile costituisce una priorità per l’Agenzia ONU per i Rifugiati, UNHCR, in Kenya così come in molti altri Paesi che accolgono rifugiati in regioni nelle quali l’erogazione di energia è carente o comporta costi significativi per l’ambiente locale. La Strategia globale di energia sostenibile (Global Strategy for Sustainable Energy) mira a migliorare la protezione e il benessere dei rifugiati riducendo allo stesso tempo l’impatto ambientale delle operazioni tramite la transizione verso soluzioni per l’energia pulita.
Si stanno già adottando misure in questa direzione. Grazie al sostegno dei donatori, UNHCR e partner hanno installato 13 nuovi pozzi solari e rimodernato due strutture sanitarie con sistemi solari a Kakuma e Kalobeyei.
Ulteriore sostegno è inoltre necessario a beneficio delle imprese gestite da rifugiati, come la Okapi, per fornire energia pulita a un numero maggiore di famiglie rifugiate.
“Le persone dovrebbero poter accedere alle energie pulite in qualunque momento”.
Vasco è felice di poter contribuire all’erogazione di energia pulita nel campo, dove la maggior parte delle famiglie rifugiate non può permettersi di accendere la luce in casa di sera.
“L’energia solare permetterà ai rifugiati di risparmiare soldi e utilizzarli per soddisfare altre esigenze pressanti”, afferma, spiegando che, invece di pagare 15 dollari per ricevere corrente elettrica tramite sistemi inaffidabili, adesso i rifugiati pagano soltanto la metà di quella cifra per accedere ad energia pulita.
Vasco ritiene che il progetto Okapi possa essere riproposto in diverse aree di Kakuma e altrove, creando anche posti di lavoro. Attualmente, l’organizzazione impiega 10 persone, la maggior parte delle quali sono rifugiati.
“Le persone dovrebbero poter accedere alle energie pulite in qualunque momento”, dice.